In queste settimane il dibattito pubblico della città di Roma ha avuto al centro della discussione l’ordinanza comunale (n. 27/2023), che mette in atto quando stabilito dalla Deliberazione n. 371 del 2022, la quale definisce l’istituzione di una nuova zona a traffico limitato (ZTL), la più estesa in Europa. La stessa insisterà su un’area di ben 205 km².
La delibera proibirà l’accesso a un’area ampia, comprensiva di tutti quartieri centrali della Capitale e di quelli limitrofi a tutti i veicoli non di recente immatricolazione. La giunta Gualtieri ha giustificato questo provvedimento citando esplicitamente una direttiva del Parlamento Europeo (2008/50/CE) e una serie di procedure di violazione europee (2015/2043 e 2014/2147) riguardanti il superamento dei limiti di NO2 e PM10, sostanze inquinanti fortemente presenti nelle aree urbane, che hanno determinato una condanna dell’Italia nel 2022 da parte della Corte di Giustizia Europea.
Tuttavia, la direttiva europea, relativa alla qualità dell’aria ambiente, raccomanda una serie di misure per la prevenzione del superamento di limiti di determinate sostanze inquinanti, ma non identifica specifiche misure da adottare, tra cui non appare la costituzione di nuove ZTL, mantenendosi su indirizzi generici. Il provvedimento, che non risulta frutto di una programmazione di largo respiro sul tema dell’inquinamento cittadino, comporterà l’impossibilità per centinaia di migliaia di persone che si recano quotidianamente nella città, per le più varie esigenze, ad accedere con i propri mezzi a una larga porzione di Roma.
Alla luce di una forte indignazione popolare per il provvedimento emesso, strumentalizzata dalle altre forze politiche presenti nell’Assemblea Capitolina, il sindaco Gualtieri ha promesso una rimodulazione delle limitazioni, ma non il loro ritiro.
La decisione della giunta di centro-sinistra arriva in un contesto di assenza di un moderno ed efficiente sistema di trasporto pubblico, di cui la città avrebbe assolutamente bisogno; la Capitale non dispone, infatti, di un adeguato sistema di trasporto su ferro, integrato di metropolitane, linee ferroviarie cittadine e corridoi tranviari. In tale contesto la creazione di una nuova ZTL contribuisce a far ricadere sulla popolazione il costo dell’inefficienza delle politiche pubbliche, accrescendo le già profonde ingiustizie sociali e rappresentando, pertanto, una risposta classista a scapito dei proletari. Non ci si interroga su come favorire forme di mobilità maggiormente sostenibili, che non gravino sulla condizione economica dei singoli, ma ci si limita a ricondurre la discussione alla logica della responsabilità individuale.
Infatti, chi potrà permettersi di acquistare un nuovo veicolo che rispetti i limiti imposti dalla direttiva continuerà ad accedere alle aree centrali di Roma, a tutto beneficio dei produttori automobilistici, delle banche e degli istituti finanziari che erogheranno maggiori finanziamenti per l’acquisto di nuove autovetture, mentre chi non potrà permetterselo sarà progressivamente estromesso dalle principali aree cittadine. Allo stesso tempo i lavoratori, particolarmente i pendolari, sconteranno in maniera ancora maggiore le inefficienze di un sistema di trasporto fatiscente, pagando in ore di tragitto dalle proprie case al posto di lavoro, e riducendo ulteriormente il tempo di cui disporre all’infuori della sfera lavorativa. Ancora più grave, la decisione da parte dell’ATAC di aumentare a partire dal 2024 il costo di biglietti e abbonamenti sulle proprie linee di trasporto urbano (rispettivamente da 1,50 a 2 € e da 250 a 350 €), che grava maggiormente sulle fasce popolari.
Questo provvedimento va di pari passo con un processo, favorito anche da politiche urbanistiche volte a favorire gli interessi di costruttori e immobiliaristi, di progressiva espulsione dalle aree cittadine centrali degli strati popolari. Un esempio di questa tendenza, denominata “gentrificazione”, è la volontà da parte di ATER di capitalizzare il proprio patrimonio immobiliare, vendendo gli immobili di edilizia popolare situati nei municipi centrali speculando sull’aumento del costo delle case in quei quadranti. Il divario tra centro cittadino e periferia, lungi dall’essere ridotto da politiche di questo tipo, viene al contrario incrementato, con conseguente abbandono da parte degli strati popolari dei quartieri centrali, non più concepiti come patrimonio collettivo e quotidiano da parte della grande maggioranza della popolazione.
In conclusione, l’istituzione della ZTL rappresenta una risposta parziale, palliativa e classista al tema dell’inquinamento. La visione sostenuta dalla giunta di centro-sinistra risulta infatti del tutto parziale e fuorviante, pesando principalmente sulla classe lavoratrice. Contrastare seriamente la crisi climatica non può prescindere dal garantire un efficiente trasporto pubblico, accessibile a tutti e non soggetto a logiche di profitto, incentivando l’utilizzo sostenibile dei mezzi pubblici piuttosto che il ricorso ai veicoli privati. Per queste ragioni, oltre al ritiro di un provvedimento discriminatorio, è necessario concepire un modello di città in cui il centro non rappresenti solamente una vetrina per speculazione e grandi imprese, ma sia su misura della collettività, ed in particolare di lavoratori (residenti e pendolari), studenti, disoccupati e pensionati.
Da comunisti ci opponiamo con forza a un modello di città su misura dei ricchi, sempre più lontano delle esigenze di lavoratori, studenti degli strati popolari, disoccupati e pensionati. Rivendichiamo pertanto:
- l’opposizione a ogni incremento di aree ZTL in assenza di piani di trasporto alternativo, effettivamente praticabili;
- il potenziamento ed efficientamento del trasporto pubblico, con particolare riguardo a quello su ferro, anche tramite assunzione stabile di personale e utilizzo di mezzi con ridotto impatto ambientale;
- la gratuità dell’accesso alla rete di trasporto pubblico, garantendo a ciascuno il diritto alla mobilità e all’accesso dei servizi;
- la costituzione di un’unica società di trasporto della città metropolitana di Roma, pubblica e che gestisca i trasporti nell’interesse della collettività, non per finalità di profitto, la cui assenza grava maggiormente su chi quotidianamente si reca a Roma per studio o lavoro o per accedere ad altri servizi,che vada di pari passo con il potenziamento dei nodi di scambio;
- la riduzione del divario tra centro della città e periferie, che passa anche per un ripensamento della logistica che favorisca la riduzione del tempo di percorrenza per il raggiungimento delle aree centrali metropolitane, con un investimento sulle linee di periferia;
- il contrasto al progressivo abbandono da parte degli strati popolari dei quartieri centrali, non più concepiti come patrimonio quotidiano dei romani.
In riferimento alla crisi climatica, rigettiamo la narrazione, fatta propria dalla giunta comunale di centro-sinistra guidata da Roberto Gualtieri, che mira a scaricare le responsabilità dell’inquinamento sui singoli, occultando le responsabilità della borghesia, la quale, attraverso il sistema di produzione capitalistico, porta su di sé le maggiori responsabilità della devastazione ambientale. A pagare la crisi climatica siano i padroni non gli strati popolari.
Contrastiamo altresì le politiche ambientali sostenute dalle istituzioni locali, cittadine e regionali, come i recenti progetti di apertura di nuovi inceneritori e discariche, esempio emblematico del disinteresse da parte dei partiti borghesi alla tutela dei territori dalla devastazione ambientale, a tutto vantaggio della speculazione.
Fronte Comunista