Abbiamo appreso con profonda preoccupazione dell’apertura di un fascicolo giudiziario a carico di militanti del Partito Comunista di Grecia (KKE) e della Gioventù Comunista di Grecia (KNE), nonché di esponenti della municipalità di Tyrnavos eletti con la lista “Raggruppamento Popolare”, per la loro partecipazione alla mobilitazione pacifica e antimperialista dello scorso 6 novembre 2024.
In quell’occasione, decine di compagni del KKE e della KNE hanno coraggiosamente bloccato il passaggio di sei camion carichi di munizioni, razzi e armamenti destinati al fronte ucraino, nel quadro della complicità del governo greco con le politiche guerrafondaie di NATO, Stati Uniti ed Unione Europea.
I mezzi, di aziende ucraine, polacche e bulgare, trasportavano materiale bellico prelevato da un deposito nei pressi di Damasio, e avrebbero attraversato in pieno giorno, senza alcuna precauzione, il centro abitato di Tyrnavos, una città di migliaia di persone nella regione della Tessaglia. Oltre al carico di morte per i proletari russi e ucraini, questi trasporti costituivano un rischio immediato inaccettabile anche per la popolazione locale: i compagni hanno saputo respingerli con decisione, scrivendo con vernice rossa sui camion lo slogan che accomuna i popoli oppressi di tutto il mondo, “NATO killers go home”.
A tutti i compagni sottoposti alle misure repressive esprimiamo la nostra piena e fraterna solidarietà militante.
È evidente che ciò che viene oggi criminalizzato non è una “violazione della legge”, ma la legittima opposizione popolare alla trasformazione della Grecia in una base logistica e operativa per le guerre dell’imperialismo. Ciò che si vuole reprimere è la forza organizzata dei lavoratori e dei giovani che, in Grecia come altrove, non accettano di essere complici o vittime delle avventure militari volute dai padroni e dai monopoli.
Mentre il governo greco persegue i comunisti, continua a mettere a disposizione basi aeree, comandi logistici, porti e infrastrutture per sostenere le operazioni NATO nel Mar Nero, in Ucraina e nel Medio Oriente. Non sorprende, dunque, che l’apparato repressivo venga mobilitato per intimidire e colpire coloro che si mettono di traverso a questi piani criminali: similmente, in Italia il governo ha appena varato definitivamente il “decreto sicurezza”, uno strumento repressivo dalla natura antioperaia, che mira a perseguire con pene pesantissime le forme di lotta operaia più efficaci come i picchetti e i blocchi stradali.
I compagni del Partito Comunista di Grecia e della Gioventù Comunista di Grecia non sono soli. Ogni azione repressiva contro di loro è un attacco a tutto il movimento comunista e la loro battaglia è anche la nostra: contro l’uso dei nostri territori come basi di morte, contro il coinvolgimento dei popoli nei massacri e nelle devastazioni volute dai padroni, in Ucraina, in Palestina e in tutti gli altri Paesi sconvolti dalla guerra imperialista.
La repressione di chi resiste è la conferma che i governi borghesi temono solo una cosa: la mobilitazione popolare, la lotta di classe organizzata, la solidarietà internazionalista. Ai compagni greci diciamo: la vostra lotta è un esempio, è giusta ed è necessaria. Non un passo indietro!
Chiediamo l’immediata archiviazione delle accuse contro tutti i militanti del KKE e della KNE e la cessazione di ogni azione repressiva contro chi si oppone al coinvolgimento dei popoli nella guerra, in Grecia, in Italia e in tutta Europa.
Rilanciamo l’unità d’azione del movimento comunista nel mondo, in Europa con l’Azione Comunista Europea, per costruire un fronte di lotta contro la guerra imperialista e la barbarie capitalista che la genera.
Fuori la Grecia, l’Italia e tutti i Paesi dalla guerra imperialista! Fuori la NATO e le basi militari!
Solidarietà col Partito Comunista di Grecia e con la Gioventù Comunista di Grecia!
Viva la lotta antimperialista e internazionalista!