Non bastano i ritardi negli stipendi e il commissariamento della società Abramo che, tuttavia, non sembra stranamente aver vissuto cali nelle commesse. Ora i lavoratori dei call centre, storicamente vittime di un ricatto occupazionale senza limiti, devono subire l’ennesima speculazione sulla loro salute alla Comdata, che si occupa anch’essa di call center e commesse per grandi gruppi di telefonia. Erano due i lavoratori inizialmente risultati positivi al Covid-19, con il team leader che ha tenuto nascosta la cosa, finché i contagi non si sono allargati ad altri trenta casi e, infine, ad altri ventotto. La sede di Rende (CS) conta oggi sessanta contagiati, un vero e proprio focolaio, con i lavoratori messi ora tutti in quarantena e in smart working.
È incredibile constatare che dopo più di un anno dall’esplosione della pandemia non solo i padroni non abbiano preso precauzioni per limitare gli effetti degli assembramenti nei luoghi di lavoro ma perseverino a giocare sulla vita dei lavoratori. Dopo più di centomila contagiati nei luoghi di lavoro riportati dall’Inail, è chiaro che occorre un cambio radicale nella gestione delle unità produttive.
C’è solo una strada da percorrere per eliminare una volta per tutte il ricatto tra salute, precarietà e lavoro, e corrisponde all’unione incondizionata dei lavoratori di tutti i settori, in nome della lotta per l’internalizzazione della forza lavoro in appalto nelle grandi imprese delle telecomunicazioni e per la gestione pubblica delle stesse sotto il controllo dei lavoratori.
Vedi anche: Ritardi negli stipendi e precarietà, intervista a due lavoratori di Abramo Customer Care