Il 4 aprile 1949, a Washington, fu firmato da dodici paesi, tra cui l’Italia, il cosiddetto Patto Atlantico, trattato istitutivo della NATO, acronimo di North Atlantic Treaty Organization, alleanza imperialista a guida USA. La NATO sul piano politico-militare e il piano Marshall su quello economico furono gli strumenti che l’amministrazione Truman utilizzò, con il sostegno bipartisan in Gran Bretagna sia dei conservatori che dei laburisti al governo, per imporre l’egemonia USA all’Europa devastata dalla guerra, così ponendo fine alla coalizione alleata contro le forze della Germania nazista, dell’Italia fascista e del Giappone militarista e inaugurando un nuovo corso politico di contrapposizione all’Unione Sovietica e alle democrazie popolari dell’Europa Orientale, noto come “guerra fredda”.
Ufficialmente costituita per contrastare un’inesistente minaccia di attacco da parte dell’Unione Sovietica, quindi per presunti scopi difensivi, la NATO in realtà fu configurata da subito come un’organizzazione politico-militare imperialista aggressiva, stante l’obbligo per i paesi membri di intervenire in complementarietà con le forze armate USA anche in caso di “first strike” (primo colpo) nucleare da questi sferrato unilateralmente contro l’URSS. Sei anni più tardi, dopo l’adesione della Germania Federale alla NATO, l’Unione Sovietica e le democrazie popolari dell’Europa Orientale furono costrette a costituire un’alleanza politico-militare, il Patto di Varsavia, con finalità difensive in caso di aggressione da parte della NATO.
In realtà, grazie alla capacità deterrente dell’URSS prima e del Patto di Varsavia dopo e per tutto il periodo della loro esistenza fino al 1990, la NATO non compì operazioni al di fuori dei confini dei paesi membri, ma fu utilizzata piuttosto al loro interno per contrastare un’eventuale avanzata dei partiti comunisti sull’onda del prestigio che il socialismo, l’Unione Sovietica e, personalmente, Stalin si erano conquistati con la Grande Vittoria sul nazifascismo. A questo scopo, utilizzando in funzione anticomunista quadri fascisti e nazisti restaurati in posizioni di responsabilità, la NATO costituì in tutti i paesi aderenti e anche in Svizzera, nonostante la neutralità di quest’ultima, strutture di stay-behind addestrate a tecniche di spionaggio, schedatura e terrorismo. Tra queste, in Italia la NATO creò la “Gladio”, struttura clandestina che si servì del terrorismo e delle stragi fasciste per creare un clima di tensione nel paese che giustificasse una svolta autoritaria in senso anticomunista. In Germania, la NATO e la CIA utilizzarono le strutture e i membri dell’organizzazione SS “Werwolf” e della “FHO” del generale nazista Gehlen che, nel 1956, fu nominato capo del BND, il servizio d’intelligence della Germania Federale, mentre il KPD (Partito Comunista di Germania) veniva dichiarato fuori legge.
Dalla scomparsa dell’Unione Sovietica e del campo socialista, la NATO è sempre più impegnata in operazioni al di fuori dei suoi confini istituzionali come braccio armato del capitalismo euro-atlantico. La “foglia di fico” dell’intento difensivo è caduta, rivelando il volto brutale e aggressivo della NATO al servizio degli interessi dei monopoli capitalistici con operazioni di intimidazione, destabilizzazione e ingerenza negli affari interni di paesi sovrani e con interventi militari diretti, talvolta mascherati da pretesti umanitari, ma sempre supportati da martellanti campagne mediatiche fondate su menzogne e falsificazioni della storia e della realtà fattuale. Le vittime della “difesa della democrazia” e dei “valori dell’Occidente”, cadute sotto colpi delle bombe “umanitarie” della NATO, si contano ormai a milioni, dall’Iraq alla Jugoslavia, dall’Afghanistan alla Libia, dalla Siria all’Africa subsahariana, in Somalia, nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. La continua espansione della NATO verso Est e la sua ingerenza nelle questioni interne dell’Ucraina, fino ad avere finanziato e provocato il colpo di stato che ha portato al potere l’attuale regime fascista sono tra le cause principali della guerra in corso in Ucraina.
Oltre ai costi in termini di vite umane, bisogna tenere presenti i costi causati dalle distruzioni conseguenti agli interventi militari e quelli imposti alle masse lavoratrici per la preparazione alla guerra. Le risorse destinate alla guerra, compresi i 100 miliardi di euro in 5 anni da destinare ai fascisti ucraini come proposto dal Segretario Generale NATO, il boia guerrafondaio Stoltenberg, sono risorse sottratte alla sanità, all’istruzione, alla cultura, ai servizi sociali, ai salari e alle pensioni, cioè ai bisogni essenziali del proletariato e dei ceti popolari. Ribadiamo ancora una volta che la guerra imperialista è la via che la borghesia imbocca quando, di fronte alla insanabile crisi capitalistica, non le rimane che la distruzione di quote di capitale per cercare di arrestare la caduta del saggio di profitto ma, con ciò, distrugge anche parte delle forze produttive. Dalla guerra imperialista non può derivare nessun vantaggio per la classe operaia e i lavoratori, sfruttati in tempo di pace, mandati al macello per gli interessi dei loro sfruttatori in tempo di guerra
La NATO è dunque un’alleanza imperialista aggressiva e guerrafondaia, anticomunista e antipopolare, come ampiamente dimostrato nei 75 anni della sua esistenza. La sua attività è un fattore di rischio e destabilizzazione mondiale. La presenza delle sue basi e installazioni militari nel nostro paese, oltre a sottrarre ingenti risorse al soddisfacimento delle necessità delle masse lavoratrici e ad avere un forte impatto paesaggistico e ambientale, lo trasformano automaticamente in un bersaglio di eventuali ritorsioni. Inoltre, a causa dei meccanismi decisionali e della catena di comando della struttura militare della NATO, è concreto il rischio che l’Italia venga trascinata in avventure militari contro la volontà della maggioranza del paese e al di fuori del controllo del parlamento, in sfregio alla Costituzione vigente.
Rafforzare i dispositivi militari dell’UE, come la PESCO (Cooperazione Strutturata Permanente) e la PSDC (Politica di Sicurezza e Difesa Comune), o crearne di nuovi, come vorrebbe il progetto di Esercito Europeo che piace tanto ai guerrafondai del PD quanto ai pacifondai opportunisti, non rappresenta un’alternativa alla NATO, ma un complemento alla sua struttura militare con funzioni di sussidiarietà, che sancirebbe il definitivo sprofondamento dell’Europa in un’economia di guerra, con conseguente aumento delle spese militari coperto da ulteriori, insostenibili tagli a servizi, previdenza, sanità e istruzione: sacrifici e miseria per i lavoratori, superprofitti per i capitalisti del settore armamenti.
Rifiutiamo come opportunistiche anche le posizioni di chi, come Rifondazione e il Partito della Sinistra Europea, attende messianicamente lo “smantellamento” della NATO come se fosse possibile l’auto-dissolvimento delle organizzazioni imperialiste. Anziché adagiarsi su parole d’ordine irrealistiche occorre, invece, battersi efficacemente per l’uscita unilaterale del nostro paese dalla NATO come risultato delle lotte operaie e popolari.
Pertanto, il Fronte Comunista ribadisce ancora una volta che operare attivamente per la sconfitta della propria borghesia e del suo braccio armato è dovere primario di ogni sincero comunista e chiama la classe operaia e i lavoratori tutti, i giovani e le donne, a mobilitarsi
- contro la NATO, le sue guerre e i suoi piani imperialisti
- contro l’aumento delle spese in armamenti
- contro la PESCO, la PSDC, il progetto di Esercito Europeo e qualsiasi piano guerrafondaio dell’UE
- per l’immediato disimpegno dalle missioni di guerra all’estero e da qualsiasi avventura militare
- per la chiusura di tutte le basi e installazioni militari della NATO e degli USA in Italia
- per l’uscita del nostro paese dalla NATO, dall’UE e da tutte le organizzazioni imperialiste.
NATO ASSASSINA!
FUORI L’ITALIA DALLA NATO! FUORI LA NATO DALL’ITALIA!
Roma, 3 aprile 2024
FRONTE COMUNISTA
L’Ufficio Politico del Comitato Centrale